Un Nuovo Inizio

Nuove idee ed un Patto Intergenerazionale

La Calabria come il Paese vive una condizione estremamente difficile. Dal punto di vista sociale ed economico. Una situazione tanto grave da prefigurare un futuro di ulteriore impoverimento senza un deciso cambiamento negli assetti, negli atteggiamenti e nelle politiche pubbliche.

 Certamente la politica non è immune da responsabilità soprattutto per il debito contratto nei confronti delle nuove generazioni, non solo per averle emarginate da una partecipazione sociale adeguata, ma anche per averne drammaticamente condizionato il futuro gravandole del peso di un debito pubblico enorme e delle conseguenze di un modello di sviluppo non più sostenibile.

Per questo urge una discussione franca sulla rappresentanza delle nuove generazioni in funzione propulsiva di un processo di rinnovamento e di ricambio della politica, dell’apparato pubblico, della società.
Non farlo sarebbe ingiusto e miope così come farlo col retropensiero dell’appagamento di aspirazioni personali. Allo stesso modo affrontare il problema della costruzione del futuro in chiave di conflitto intergenerazionale sarebbe riduttivo e inadeguato.

La politica deve correggere le distorsioni che non hanno garantito negli anni una sostenibilità territoriale delle scelte pubbliche insieme ad un’equa distribuzione dei benefici della crescita, permettendo semmai la loro concentrazione a favore di pochi.

Le diseguaglianze intergenerazionali amplificate al Sud da un’errata impostazione del federalismo fiscale hanno ormai prodotto la sostanziale esclusione delle giovani generazioni dalla garanzie dei diritti sociali previsti nella Costituzione specie nel Mezzogiorno e in generale nelle aree deboli del Paese. Per questo serve prevedere in Costituzione il metodo dei “Conti Generazionali" per recuperare equità e sostenibilità delle scelte economiche.
Proseguire così significa accettare il mantenimento di un sistema di vantaggi e privilegi a favore dei padri i cui costi sono scaricati sui figli.
Le responsabilità sono diverse ma la politica che, sembra egemonizzata da una cultura superata ed incapace di confrontarsi con le nuove sfide, appare di fatto insensibile verso il futuro. Serve ridarle ossigeno per renderla capace di interpretare le istanze di una società profondamente cambiata, di emanciparsi da linguaggi e prassi segnate dal peso del passato e dell’inconcludenza, di superare la retorica dell’ovvio, di costruire una nuova gerarchia dei bisogni che aiuti all’individuazione degli interventi: in poche parole di aprirsi al futuro!

In Calabria tutto questo è ancora più necessario.  

Le scelte di governo, avallate dall’indifferenza e dall’inconsistenza di un ceto politico funzionale agli interessi esterni alla Calabria, hanno determinato la tragica prospettiva di avere tra 20 anni una regione più vecchia e più povera.

Alla crisi strutturale del Mezzogiorno nuovamente interessato dal fenomeno di una massiccia emigrazione il governo nazionale ha risposto infatti con il saccheggio dei fondi FAS, il taglio degli interventi infrastrutturali, regole di bilancio inique che hanno ostacolato l’utilizzo dei fondi strutturali e diminuito drammaticamente la spesa delle regioni obiettivo convergenza. Berlusconi e Tremonti hanno poi risposto all’ evidente involuzione delle aree deboli con un Piano per il Sud talmente evanescente da avere bisogno di chiarimenti da parte delle autorità europee.

Proprio in sede europea il governo ha poi assecondato l’allargamento dei divari, tramite l’assenza di investimenti di RFI, la sostanziale declassificazione del progetto strategico 1 Berlino-Palermo a sud di Napoli (dall’alta velocità al semplice ammodernamento) e dichiarandosi favorevole ad una riduzione delle risorse del bilancio dell’Unione Europea che di fatto pregiudica gli spazi per mantenere l’Obiettivo Convergenza.
E’ evidente, al di là delle caratteristiche antimeridionali del governo Berlusconi, l’ assenza di una vera rappresentanza politica del Sud e della Calabria cui si è aggiunta la debolezza del nostro partito e delle nostre rappresentanze. Mancano persino i luoghi di confronto, scarseggiano i momenti di elaborazione culturale, non si hanno tracce di proposte coraggiose.

La formazione del Governo Monti apre una fase nuova e diversa ma la sfida è paradossalmente ancora di più una sfida aperta alla politica ed al Partito Democratico .

Il Partito Democratico era stato concepito per dare concretezza all’idea di una politica nuova, aperta ai contributi delle migliori energie culturali e civili, proiettata al superamento dei confini rigidi delle appartenenze ideologiche del secolo trascorso, orientata all’innovazione di contenuto e di metodo, al pieno sprigionamento delle soggettività inespresse.

Rimane il bisogno di un PD motore del cambiamento, ma così ad oggi non è ancora stato.

Lo stesso commissariamento, maturato nella prospettiva di un’assunzione di responsabilità del livello nazionale che interveniva in un meccanismo inceppato, ha infelicemente concluso la sua esperienza senza esaurire la sua funzione. Ma il PD non può più permettersi un’assenza di vera rappresentanza in una regione debole come la Calabria dove la ndrangheta ha un peso così rilevante.

Questo compito non può essere delegato solo alle esperienze singole, alle sensibilità nel PD ma è fondamentale avviare una sana e trasparente ricostruzione del tessuto del partito per proporre ed interloquire nel dibattito nazionale sulla base di una piattaforma di nuove idee.

A livello regionale, i calabresi stanno sperimentando sulle loro spalle il rischio del contagio del famigerato “Metodo Scopelliti” ed assistono attoniti al modo semplicistico con cui il governo regionale disperatamente sta tentando di coprire la propria inconcludenza e inadeguatezza con un’incessante attività di comunicazione, grazie anche all’acquiescente disponibilità di alcuni mezzi di comunicazione.

 Il Partito Democratico, per sua naturale identità costitutiva, deve diventare il punto di riferimento dei calabresi onesti che pretendono la loro rappresentanza mediante azioni sostanziali di contrasto sul campo al governo regionale e non solo in passerelle occasionali. Rappresentare vuol dire condividere i bisogni e assumersi la fatica di ascoltare, capire e contribuire con la propria funzione legislativa o amministrativa a trovare soluzioni.
Gli eletti del PD devono svolgere questa funzione e rappresentare l’alternativa non essere né consociativi né di assistenza a chi governa.

In Calabria, nonostante Caposuvero e nonostante il commissariamento, il PD ha esperienze, giovani, risorse e potenzialità in grado di recuperare i valori fondativi che ne hanno ispirato la nascita e che si battono ogni giorno per restituire credibilità e dignità alle istituzioni.

Persone che aspirano a mettersi in cammino e proporre alla Calabria nuove idee: le novità di una nuova generazione, le esperienze di un centrosinistra plurale e civico, capace di parlare un linguaggio di novità, di rifuggire sia dalla retorica paternalista dei padroni della democrazia e della politica che da sterili proclami di rinnovamento solo anagrafico.

E’ tempo di dare credito ad una Calabria non rassegnata, per testimoniare che un nuovo schema ed una nuova cultura politica sono possibili, a patto che si chiuda il tempo delle cooptazioni e si assumano criteri trasparenti di selezione delle rappresentanze di partito e nelle istituzioni a cominciare dalle elezioni politiche. Solo così si porrà fine a quella dinamica distruttiva fatta di tatticismi diretti a rappresentare realtà virtuali e quote  affettive che possono costituire un richiamo e un’emozione ma non una proposta politica.

Per dare trasparenza alle scelte, per la individuazione della nuova classe dirigente del partito e per far ripartire il circuito della rappresentanza democratica occorre che ognuno si attivi per lo svolgimento immediato dei congressi: senza organismi regolarmente eletti non c’è spazio di legittimazione democratica né futuro per il PD. La Calabria non può farsi rappresentare da chi non vive quotidianamente i suoi problemi né da nuovi delegati scelti con  criteri immaginifici .

La nostra cultura di democratici ci ha abituati all’abbinamento  buona amministrazione-buona politica. Oggi occorre confrontarsi su nuove proposte.

Il PD riparta dal Sud, da nuove politiche pubbliche e sarà possibile un nuovo inizio.

Per questi motivi facciamo appello ai democratici calabresi per confrontarci, arricchire le nostre idee e chiediamo a quanti, non iscritti al PD, approvano tale approccio di concorrere con noi ad un nuovo impegno sociale e civile per la Calabria.

Demetrio Naccari Carlizzi (dipartimento economia PD). Giuseppe Vallone (Sindaco di Crotone), Mario Muzzì (pd Calabria), Michele Soriano (capogruppo PD al Comune di Vibo), Giuseppe Falcomatà (capogruppo del PD al Comune di Reggio), Stefano Soriano (capogruppo dei Riformisti alla Provincia di Vibo Valentia), Tonino Belmonte (consigliere del PD alla provincia di CS),  Rocco Pistininzi (assessore alla Provincia di Vibo Valentia), Ernesto Palma (PD Lametia Terme), Giuseppe Mazzotta (ex segretario provinciale Margherita RC)


 

 

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