I traffici nei porti di transhipment nel Mediterraneo hanno un andamento eterogeneo

Nonostante si preveda un sensibile aumento dei traffici complessivi che attraversano il Mediterraneo

I traffici nei porti di transhipment nel Mediterraneo hanno un andamento eterogeneo. Nonostante si preveda un sensibile aumento dei traffici complessivi che attraversano il Mediterraneo, i porti di transhipment del sud in Italia, Cagliari, Taranto e Gioia Tauro sono tutti in crisi. Le prospettive dipendono dai decisori pubblici. Gli operatori privati puntano a fare utili e quindi cercano le migliori condizioni di contesto.

I decisori pubblici hanno diverse responsabilità in questo settore.

L’Europa pianifica le reti di trasporto europee (TEN-T). In particolare, programma le reti prioritarie dell’Alta Capacità ferroviaria d’intesa con i governi nazionali e secondo gli investimenti nazionali. Ancora finanzia le autostrade del mare e le loro infrastrutture.

I governi nazionali, con politiche fiscali appropriate, regolano le attività di transhipment, finanziano le infrastrutture nazionali di trasporto, approvano i piani nazionali di trasporto e della logistica, assicurano beni pubblici essenziali nelle diverse aree (sicurezza, giustizia, istruzione etc.). A scala nazionale si decide inoltre sull’assetto (quantità e distribuzione territoriale) delle autorità portuali.

Le Regioni hanno competenza sulle autorità portuali (d’intesa con il governo nazionale) sulle ASI (aree di sviluppo industriale) sugli interporti. Attraverso i piani regionali di trasporto pianificano le infrastrutture ed i servizi di trasporto e logistica di interesse regionale.

Il gruppo FS ed in particolare RFI dovrebbe occuparsi della connessione la rete ferroviaria nazionale con i grandi porti come Gioia Tauro; dovrebbe, in accordo con il governo nazionale, programmare e realizzare l’alta capacità ferroviaria e prima ancora l’ammodernamento delle reti esistenti.

Se ogni decisore facesse la sua parte Gioia Tauro, e gli altri porti di transhipment, sarebbero competitivi e crescerebbero invece di essere in crisi. Il transhipment calabrese beneficerebbe delle prospettive a breve di crescita del comparto e prepareremmo ora la futura competitività con una rete ferroviaria ad Alta Capacità in modo di assicurare la seconda funzione che Gioia Tauro può svolgere (accanto al transhipment): la logistica.

Purtroppo il Governo nazionale ha penalizzato sul piano fiscale i porti di transhipment (che guarda caso sono tutti a Sud): non ha speso o programmato nulla di serio da Napoli in giù e offre condizioni di contesto caratterizzate da un’elevata inefficienza della funzione pubblica.

La Regione non ha una governante credibile delle ASI e non interloquisce con l’Autorità portuale. Si è dimenticata da tempo (da destra a sinistra per tornare a destra) dell’importanza dell’interporto. Non interviene adeguatamente con RFI nemmeno quando finanzia opere come il gateway del porto.

 Il gruppo FS è guidato con una sola certezza: l’indisponibilità verso il Sud, la negazione del Mediterraneo e l’ottusità verso qualsiasi ragionamento o opportunità che possa venire da Gioia Tauro e dalla Calabria. Se RFI non investe nulla a Sud di Napoli come può l’Europa reggere il progetto ferroviario strategico 1 (ex corridoio Berlino-Palermo)? Su cosa si dovrebbe reggere sulle chiacchiere o su una serie di cene eleganti per valutare un sistema che non esiste?

E se ciò accade cosa dovremmo dire del Governo Berlusconi che ha mandato Castelli a trattare la cosa ma anche di coloro che si stupiscono oggi e non se ne sono interessati prima?

Nella mia pur breve esperienza di assessore regionale ai Trasporti (senza le deleghe al porto di Gioia Tauro, alla logistica, alle infrastrutture di trasporto!) posso testimoniare che i vertici di FS non conoscono nemmeno  i confini della Calabria e li confondono con quelli dei loro compartimenti (Sapri non è in Calabria nonostante i tentativi).

Il corridoio 1 per molti era sino a poco tempo fa uno dei corridoi delle loro case di Roma. Oggi però se tutte le strade portano solo a Roma per le altre città non c’è futuro.


 

 

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