La testimonianza di Demetrio Naccari

Dal '96 “delfino” del sindaco, ricorda gli insegnamenti che Italo ha lasciato in eredità alla città

La lezione del Professore

Demetrio Naccari* - Gazzetta del Sud - Reggio Calabria, 11.12.2002

Dell'impegno di Italo Falcomatà si è scritto e detto tanto. Ciò che rende speciale ogni ricordo è la percezione diffusa e popolare, che tiene insieme un autentico patrimonio collettivo con la coscienza di tanti reggini di un legame individuale.

Ad un anno di distanza, filtrando le riflessioni attraverso il sentimento di questi giorni, ascoltiamo una lezione aperta da parte del Professore, tutta da esplorare nella sua linearità e bellezza. L'autorevolezza di Sindaco, frutto delle scelte ma anche e conseguentemente della convinzione generale del lavoro condotto per il bene comune.

Il motivo di un legame così forte si spiega con il senso di privazione di quella guida sicura che curava le nostre incertezze di meridionali e ci rendeva cittadini veri in una città che sapeva di essere difesa e governata con un amore riservato.

L'indipendenza, dai potentati, dai partiti, dai gruppi di potere, ma non dagli ideali era un valore praticato perché fortemente interiorizzato in anni di un disagio, sofferto come condizione ma affrontato come questione.

L'intransigenza era un valore dimostrato con la vita personale e quella della sua famiglia prima ancora che nelle scelte amministrative. Una morale ambrosiana, calvinista? No, il riscatto e l'orgoglio dell'uomo del Sud che non vuole morire arrangiandosi sempre, aggiustandosi con tutti e offre la sua sfida malinconica e caparbia, convinto di potere diventare soggetto e parte di una storia di cui essere fieri perché non più mortificante.

Alle volte, all'inizio era quasi romanzesca l'ostinazione di chi con la forza di volontà e la sua pervicacia affermava una coscienza collettiva che faceva esistere con i propri gesti pur non esistendo ancora, cercava di legarla, annodarla filo a filo e farla partire. Reggio non era sola, Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, ha detto in una recente conferenza stampa che con Mancini pensavano a Italo come sindaco- presidente della Calabria.

Una speranza per la nostra Regione, per il Sud, una speranza democratica. Quest'ultimo aggettivo che sembra consumato e lontano oggi è più che mai una direzione, non un luogo raggiunto, un impegno dal sapore antico, una passione che tutti dobbiamo recuperare per spostare in avanti la qualità della nostra democrazia, per difenderla dai sofismi e dalle ipocrisie di una falsa cultura.

Reggio va difesa ancora oggi, forse oggi più che mai da tentativi di marginalizzazione, da chi in silenzio subdolamente vuole riscrivere la storia recente, ma soprattutto dal silenzio di chi non crede in questa città come entità, come soggetto collettivo, come qualcosa cui dedicare la propria passione politica.

Le città del Sud sono di fronte a scenari nuovi, problemi geopolitici e scelte di ingegneria costituzionale. Una città individualista e senza reti deve trovare il demiurgo che la interpreti, una città cresciuta e in cammino trovava e deve trovare chi la intervistava quotidianamente in ogni persona con la quale entrava in contatto.

Questo doppio piano è la dimensione più completa dell'agire politico: lo sforzo di comprensione e di relazione con tutti insieme alle idee per dare le risposte, per collegarsi col mondo. Una lezione quindi che sollecita coscienza critica, una cittadinanza più attiva capace di controllo sociale, di lottare per non svuotare le istituzioni o per non vederle deboli e senza idee.

Una lezione che lascia un reggino sicuramente diverso e più orgoglioso e cosciente di prima. Oggi ci sembra parlare con voce decisa, ma sempre calorosa perché vera, problematica ma chiara come la speranza dentro ognuno.

Dice che serve continuare a costruire una città. Una città vera, con meno egoismi, che sappia di esistere come tale, che voglia coltivare l'orgoglio di comunità. Lavorare insieme, avere un progetto comune, partecipare a qualcosa di più grande dell'esperienza individuale per afferrare il futuro.

Alle volte da grandi esempi nasce una dimensione collettiva, viene stimolato l'impegno, ci si interessa del proprio del futuro: è lì che dobbiamo investire perché il messaggio è che la vita è anche quello che rimane di noi per gli altri. Oggi che rappresenta un esempio da seguire, Italo è più che mai in grado di appassionare tutti e soprattutto i giovani per una società che non si rassegni al meno.

Oggi possiamo dire che era un modello quello della città con Italo. Può darsi che serva un altro schema ma la lezione magistrale rimane quella. Quanto ci manca Italo Falcomatà? Sicuramente tanto, l'uomo forse troppo, con le sue certezze e i suoi valori, anche con le sue debolezze personali.

Non manca a Reggio però la sua lezione che è chiara per chi voglia ascoltarla e severa per chi se ne discosta. Nella toccante mostra dei suoi compagni di sezione alla fine ci saluta in un'immagine che lascia senza fiato, su un cavallo come un eroe di altri tempi, che ci insegna che ognuno è solo e senza scorta di fronte alle responsabilità ma può testimoniare le idee in cui crede e andare lontano e aprire un futuro per gli altri ed essere così sempre con noi.

(*sindaco f.f. dal 12 dicembre 2001 fino al 26 maggio 2002)

 

RC 11 12 2002

Pubblicato il 28/02/2005

 

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