Tregua armata nel Pd, già si tratta per il dopo-Magorno

La resa dei conti tra i dem calabresi arriverà dopo il voto del 4 marzo

Spuntano i primi nomi per il successore del segretario regionale. Oliverio, che punta alla ricandidatura per le Regionali del 2019, è pronto al rimpasto (politico) della sua squadra di governo. E poi c'è il caso Brancati

LAMEZIA TERME La resa dei conti è vicina. Fino al voto del 4 marzo sarà tregua armata, poi per il Pd calabrese si aprirà necessariamente una fase di ricostruzione, ma anche di lotte correntizie per il controllo del partito e della Regione. I risultati delle Politiche diranno molto sullo stato di salute dei dem e sugli effetti della gestione Magorno. Gli ultimi sondaggi disponibili, prima del “silenzio” elettorale, riferivano di un Pd in grande difficoltà, alle prese con una crescente emorragia di consensi che in Calabria potrebbe tradursi in una debacle nelle urne. Per ora i dissidenti interni hanno optato per il low profile: non ci stanno a essere etichettati come “collaborazionisti” alla vigilia di un appuntamento elettorale così importante. Ma i problemi sono comunque tutti sul tappeto e verranno affrontati presto, prestissimo.
La mattina del 5 marzo si tireranno tutte le somme e, in ogni caso, si aprirà una nuova stagione. Il mandato di Magorno è scaduto il 23 febbraio, e lo stesso segretario ha annunciato l’imminente convocazione del congresso regionale. L’ex sindaco di Diamante, che da capolista si appresta a conquistare un nuovo mandato da parlamentare al Senato, non sarà più della partita. E nel Pd calabrese sono già iniziate le trattative per scegliere un successore all’altezza del compito, che sappia unire un partito sempre più lacerato e traghettarlo in condizioni accettabili alla sfida delle regionali 2019. Non sarà facile e nessuno si illude di poter portare a casa il risultato senza nuove scissioni o spaccature. Le interlocuzioni, in ogni caso, sono già partite. E hanno già prodotto qualche nome su cui puntare per il dopo-Magorno. La Federazione di Reggio potrebbe decidere di fare quadrato attorno all’ex assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi, considerato l’uomo giusto – in quanto a competenza e intelligenza politica – per portare i dem calabresi fuori dalle secche. Al momento è solo un’ipotesi, che però potrebbe trovare consensi anche al di là dello Stretto.
Prima, però, è necessario che si trovi un accordo sulla data del congresso. Difficile che si svolga questa primavera, molto più probabile è invece una convocazione in autunno, forse in ottobre.

 

LA GIUNTA Prima, molto prima di quella data, bisognerà però sciogliere un altro nodo: il rimpasto di giunta. Stavolta, a differenza del passato, sembra proprio che il presidente della Regione Mario Oliverio sia pronto a varare la nuova squadra di governo, anche perché obbligato dalla quasi certa elezione in Parlamento del suo vice, Antonio Viscomi, e dalle defezioni, per motivi diversi, degli assessori Federica Roccisano e Carmen Barbalace. Il governatore potrebbe definitivamente archiviare la stagione dei tecnici (ma Russo e Musmanno sarebbero comunque riconfermati) per aprire le porte della giunta ai consiglieri regionali. Un modo per fortificare la sua posizione di leader e per arrivare alle prossime Regionali con l’appoggio dei big del centrosinistra. Già, perché Oliverio, terminato il suo primo mandato, non sembra affatto disposto a passare la mano: sta invece lavorando a una sua rielezione nel 2019. Ma il presidente considera anche l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo senza un’apertura a quanti, ormai da tre anni, gli chiedono di entrare nel governo della Regione. Pure in questo caso, si fanno i primi nomi: Oliverio ha già offerto il ruolo di vicepresidente all’ormai ex deputato Demetrio Battaglia, che però ha rifiutato. Nella nuova giunta potrebbero comunque entrare la crotonese Flora Sculco e l’attuale capogruppo dem Sebi Romeo, a cui toccherebbe il ruolo di vicario al posto di Battaglia.
Al governatore, oggi più che mai, conviene l’unità del Pd e di tutto il centrosinistra. Ecco perché lavorerà anche per individuare un segretario regionale funzionale a questo suo disegno.

 

IL CASO BRANCATI C’è però un altro caso che agita il Pd. Buona parte dei rappresentanti istituzionali reggini vuole la “testa” del direttore generale dell’Asp Giacomino Brancati. Molte le responsabilità a lui addebitate: dai servizi sanitari inefficienti in tutto il territorio provinciale fino allo stato comatoso degli ospedali di Locri, Polistena, Melito e Scilla, incapaci di svolgere le funzioni di filtro rispetto all’hub, sempre più congestionato, di Reggio. E poi ci sono gli scandali, che certo non fanno bene nell’imminenza del voto: il commissario Scura ha definito l’Asp dello Stretto «la peggiore d’Europa», il ministero della Salute ha inviato gli ispettori e la Procura ha avviato i suoi accertamenti. Davvero troppo per i dem, che avrebbero già comunicato a Oliverio il loro malcontento rispetto all’operato di Brancati. Al funzionario regionale, tuttavia, viene rimproverato anche una sorta di peccato mortale: in questa campagna elettorale il dg avrebbe strizzato l’occhio al centrodestra guidato da Franco Talarico, voltando le spalle al candidato del Pd, Nico D’Ascola. Troppo, davvero troppo per far finta di niente.

pubblicato su [laltrocorriere.it]

 

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

 

 

 

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