Trasporti, la Calabria a passo di gambero

Si racconta che Filippo di Macedonia fosse grande perché riusciva con ogni suo atto a centrare più obiettivi

di Demetrio Naccari Carlizzi*

Trasporti, la Calabria si muove a passo di gambero

Si racconta che Filippo di Macedonia fosse grande perché riusciva con ogni suo atto a centrare più obiettivi.

Può invece una sola deliberazione regionale riuscire a produrre effetti negativi per tutti gli utenti, operatori e stakeholder del trasporto e nel contempo rendere vani gli sforzi di investimento pluriennali della Regione stessa?

È infatti passata quasi inosservata la deliberazione 157 del 21 aprile con la quale la giunta ha proposto al consiglio regionale il livello dei cosiddetti servizi minimi di trasporto nel quadro, purtroppo, di una nuova normativa nazionale che penalizza fortemente le regioni del Mezzogiorno come da tempo segnaliamo da più parti (vedi articolo del 16 maggio 2017).

In estrema sintesi il provvedimento prevede dei standard minimi chilometrici che riducono la dotazione di servizio per le aziende delle città capoluogo di provincia di oltre un terzo e stranamente aumenta il corrispettivo per km erogato dalla Regione alle aziende. Per Cosenza la dotazione si riduce da 2 a 1,2 milioni di km, per Catanzaro da 2,2 a 1,4 milioni di km e per Reggio da 4,1 a 2,96 milioni di km. Un tracollo in totale contro tendenza mondiale, paesi emergenti compresi.

È da sottolineare che la decisione della giunta regionale nella sostanza non si limita alla individuazione di uno standard per i cosiddetti servizi minimi perché le risorse disponibili per detti servizi, complici alcune scelte della legge regionale del 2015, corrispondono al totale delle risorse per il trasporto pubblico.

In sostanza la legge regionale aveva deciso di estendere i servizi urbani ad altri comuni. Un desiderio comprensibile se non fosse che il decisore pubblico dovrebbe tenere conto banalmente che se usa la stessa coperta per coprire tutti i desiderata. Si accontenta qualcuno ma a svantaggio di altri. Infatti il fondo regionale trasporti è rimasto invariato ed il corrispettivo unitario per compensare i servizi è stato aumentato. Pertanto la coperta risulta soltanto spostata!

Ed infatti, le conseguenze saranno che le aziende calabresi di trasporto pubblico urbano perderanno oltre un terzo dei servizi e quindi rischieranno di fallire; le aziende private ridurranno il numero dei dipendenti; i cittadini riceveranno meno servizi; infine, nelle prossime gare per l’affidamento dei servizi, le aziende operanti sul territorio europeo saranno invogliate a partecipare visto l’allettante corrispettivo offerto. Filippo di Macedonia all’inverso!

Certamente si potrà dire che non è colpa della Regione se il livello nazionale ha stabilito criteri di riparto del fondo che nei prossimi anni ridurranno le risorse per i servizi di trasporto in Calabria. Tuttavia abbiamo udito un silenzio assordante sulla questione prima e dopo che tali criteri sono stati approvati e nemmeno di recente alla presenza del ministro si è levata alcuna timida vocina, nemmeno interrogativa.

Nulla si può dire, invece, dei criteri che come Regione ci siamo dati da soli, prevedendo nel 2015, in questa congiuntura drammatica, di estendere i servizi di trasporto a tutti i comuni sopra i 15 mila abitanti a prescindere da ogni valutazione tecnica, urbanistica, di mobilità. I soli riferimenti al censimento Istat, presi a base della deliberazione, denotano poi la totale assenza di studi affidabili sulla domanda di trasporto in Calabria. Come si fa allocare le risorse senza conoscere effettivamente le esigenze di mobilità? Nel governo dei tecnici il grande assente è proprio lo studio della domanda, sembra quasi un ossimoro!

L’applicazione della legge regionale del 2015 attraverso la delibera 157/2017 è infatti sbagliata perché, al di là degli intendimenti puramente teorici, taglia pesantemente i servizi alle città della Regione più popolose. Considerate le perenni problematiche connesse mobilità urbana, le città avrebbero invece necessità di incrementare la quantità di servizi di Tpl. Al contrario in Calabria si riducono i servizi nelle principali realtà urbane. Ciò per attivare quantità esigue di servizi (utili?), ad alcune piccole città, compiendo decisi passi indietro anche per piccole città dove i servizi erano presenti (un esempio per tutti Palmi che perde la metà dei servizi attuali).

È inutile dire come non esista la benché minima percezione della città metropolitana di Reggio che, nonostante la recente firma del protocollo per l’integrazione della mobilità nello stretto, rimane la più penalizzata in valore assoluto così come non si valuta correttamente il valore di alcuni fondamentali attrattori di mobilità come l’Unical.

L'impostazione generale che parte dalla delibera dei servizi minimi in combinato disposto con il decreto 718 del 12 maggio che taglia il 40 % dei servizi da giugno (scintillante esempio di programmazione e di tecniche di regolazione!) è assolutamente carente e senza progettualità perché i risultati nel breve e nel lungo periodo saranno catastrofici.

In questo quadro è imbarazzante che ciò avvenga nel momento in cui la Regione sta concludendo con ammirevoli sforzi il cammino per le metropolitane di Cosenza, Catanzaro e Reggio nonché gli ingenti investimenti previsti sulla Ionica i cui servizi avranno, come è noto,  dei costi chilometrici  quattro volte superiori al servizio su gomma.

Quindi se il quadro dei vincoli rimane la legge del 2015, ne consegue che il piano degli investimenti regionale risulta assolutamente e tragicamente errato perché su queste infrastrutture non potranno viaggiare servizi, a meno che la “coperta” diventi il famoso “paltò di Napoleone” citato da Totò in Miseria e Nobiltà (cfr youtube Miseria e nobiltà, paltò di Napoleone).

Non si può non ripetere: il disegno è fortemente ed inspiegabilmente condizionato dalla assenza di un vero studio della domanda basato su strumenti di monitoraggio della domanda stessa.

Mentre il Piano regionale dei trasporti e il programma ferroviario Ionico vorrebbero promuovere l’ aumento della accessibilità interna alla Regione, con la legge regionale e la delibera dei servizi minimi si otterrà una drastica riduzione dei servizi e quindi si renderà impossibile l'utilizzo della modalità ferroviaria e del Tpl complessivamente.
Il tutto ha il sapore di un perverso gioco dove tutti perdono, nel breve e nel lungo periodo, dove la mano destra dei criteri di riparto non sa cosa fa la mano sinistra che programma gli investimenti nelle infrastrutture; si riducono da subito i servizi per le città e si indebolisce la capacità competitiva delle aziende calabresi.
Il colmo è che la legge regionale del 2015 della Calabria rischia di raggiungere un altro obiettivo. Spostando servizi in zone a minore densità abitativa contribuirà a fare perdere risorse nei prossimi anni alla Calabria visto che uno dei criteri di premialità del riparto dei prossimi anni è fondato sull’aumento dell’entrata tariffaria. Verrebbe da dire che è una buona legge per il Nord che potrebbe adottarla, infatti, considerato che le Regioni del Nord riceveranno maggiori fondi (ottenuti dalle perdite di risorse nelle regioni del sud) sarà per loro possibile estendere i servizi ed attivarne di nuovi. La coperta questa volta si sposta a settentrione!
Ma la Regione, i suoi consiglieri e il suo presidente possono accettare questi risultati? Non è un caso che Reggio chieda di attivare il bacino metropolitano di trasporto e abbia iniziato un percorso con Messina.

*Ex assessore regionale ai Trasporti

pubblicato su [corrieredellacalabria.it]

 

 

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