Reggio, Naccari: Il Pd vince se non schiera una nomenclatura che la gente non vuole più

Di seguito la nota diffusa da Demetrio Naccari Carlizzi

pubblicato su [strill.it] il 14/06/2013

Non sono sorpreso per il risultato che il PD ha ottenuto alle ultime elezioni amministrative ma sono stupito per il fatto che molti osservatori lo ascrivano ad un mutamento di consenso dei cittadini elettori.

Premesso che i valori di riferimento dei partiti in competizione non sono cambiati da febbraio ad aprile o a giugno e considerato che gli elettori sono molto più attenti e coerenti di quanto generalmente si ritiene, la spiegazione della presunta inversione di tendenza è semplice: il Partito Democratico con le regole elettorali previste per le elezioni amministrative vince perché è costretto a mettere in campo la propria migliore rappresentanza. Invece, alle elezioni politiche perde molto consenso perché utilizza una nomenclatura che il suo popolo non digerisce più. Peraltro, spesso si tratta di canditati che in una competizione vera non avrebbero nemmeno il coraggio di mettere la faccia.

Nessun dubbio può esserci a riguardo se si fa il paragone fra la vivacità della campagna elettorale del PD per le amministrative - fatta nelle piazze e in sintonia con la propria gente da candidati altruisti e pieni d’entusiasmo - e la triste propaganda messa in campo (nemmeno molto) dai “nominati di partito”.

Il Partito Democratico, quindi, dispone di una potenziale rappresentanza che può essere vincente, ma se vuole governare l’Italia dovrebbe dismettere quella specie di “incubatrice di mediocri” che ancora oggi sforna la quasi totalità di dirigenti, amministratori e candidati nominati dall’alto.
In altre parole:

  • il popolo dei Partito Democratico non si riconosce nei designati ma negli eletti!
  • il Partito Democratico vince con gli eletti e perde con i designati!
Cosa dobbiamo aspettarci dai “federali” ? Una decisione coraggiosa di riforma della partecipazione politica e del partito o la blindatura delle regole per impedire, con muri più alti e torrette di guardia,   l’accesso al processo decisionale?

Demetrio Naccari Carlizzi

 

 

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