Non una corrente ma un progetto

il Pd avanti tutta con Renzi

pubblicato su [Catanzaroinforma.it] il 29/06/2013

Iniziativa dei democrat che si rifanno alle posizioni del sindaco di Firenze. Presenti Ernesto Magorno e Demetrio Naccari Carlizzi

Si parla di idee che diventano progetti, e di giovani sorrisi che diventano futuro. E quando si pensa a Matteo Renzi, il sindaco di Firenze a cui tutti guardano con attenzione anche possibile segretario nazionale del Pd prossimo venturo, come alla testa di una “corrente”, si preferisce associare il concetto all’immagine arancione del pesciolino Nemo, protagonista di una amatissimo film della Disney, che – ritrovato il padre dopo una estenuante ed avventurosa ricerca – si libera dalla prigionia della rete invitando gli altri pesci a spingere verso il basso e nella stessa direzione. Una metafora “lettiana” mutuata dal deputato Ernesto Magorno, uno dei protagonisti dell’iniziativa organizzata dai renziani di Catanzaro sul tema “Oltre il governo delle larghe intese”, alla presenza anche del consigliere regionale Demetrio Naccari Carlizzi, che l’importanza delle correnti la riabilita subito - citando sempre lo stesso pesciolino di cui sopra – riconducendole all’utilità di una spinta propulsiva volta ad incanalare nella giusta direzione. Quella del cambiamento, ad esempio, che arriva dalla direzione di Matteo Renzi, e propagarsi nel resto del Paese. Il confronto – che si è svolto nella piazzetta della Libertà – è stato aperto da un volto giovane e appassionato, che lascia ben sperare per un effettivo cambio di passo, quello di Rita Doria che ha posto l’accento sul ruolo delle giovani generazioni e del desiderio di partecipazione nella vita politica del Paese.

“Abbiamo scelto non a caso come location di questa nostra discussione la Piazzetta della Libertà, un luogo molto caro a tutti i democratici calabresi, perché qui nel 1971 le bombe fasciste uccisero l’operaio socialista Giuseppe Malacaria – ha detto invece Alcide Lodari, riferimento dei renziani catanzaresi -. Lo abbiamo fatto perché è importante, oggi mantenere viva la memoria dei fatti dolorosi che hanno segnato il percorso democratico del nostro Paese in modo che non si disperdano i valori nei quali hanno creduto i nostri padri. L’iniziativa di stasera si inquadra nell’attività che gli amici che si richiamano a Matteo Renzi stanno svolgendo anche nella nostra regione. Noi crediamo fermamente nel valore del confronto e della discussione e attribuiamo un’importanza preminente al coinvolgimento del maggior numero possibile di persone nei processi decisionali del partito. La nostra è una presenza positiva, non conflittuale, che vuole aiutare il Pd calabrese ad uscire dall’attuale situazione di paralisi, determinata dai veti incrociati delle varie correnti”. Si discute di politica – “con la P maiuscola” – e non di equilibri congressuali e liste bloccate, dice ancora Lodari che auspica un pd guidato da Renzi, “unico leader italiano di cui si parla con interesse e rispetto anche all’estero, l’unico che è in grado di far uscire l’Italia da una crisi irreversibile”.

Il deputati Ernesto Magorno- che tra qualche giorno smetterà di essere sindaco di Diamante, poiché domani il consiglio comunale avvierà le procedure per dichiararne la decadenza - non condivide le posizioni di quanti ritengono che nel Paese sia in pericolo la democrazia, ma certo “per strade e percorsi diversi vanno difesi i valori che su essa poggiano, soprattutto in questo difficile momento emergenziale”. Ma soprattutto, “dobbiamo fondare il Partito democratico, un partito nuovo che guardi al futuro e si scrolli di dosso le appartenenze. Questo – insiste – deve essere il partito democratico non degli ex comunisti, degli ex socialisti, degli ex democristiani. Il partito della gente e non delle spartizioni e delle correnti”. Ed è Matteo Renzi ad incarnare l’idea della nuova e buona politica, “capace di parlare a tutti. Questo non significa essere di una corrente, ma significa solo proporre un progetto nuovo”. Magorno parla anche del partito in Calabria: “Abbiamo detto di essere d’accordo con la necessità di celebrare i congressi, ma prima riteniamo che il partito debba essere affidato ad un coordinamento ristretto. E soprattutto che chi ha provocato il commissariamento, i responsabili di Caposuvero, si mettano da parte”. Magorno definisce “infelice” la definizione di Fabrizio Barca che ha parlato di un Pd dei “capobastone” – come sembra abbia fatto anche Rosy Bindi giusto qualche ora – perché “dichiarazioni di questo tipo danneggiano l’immagine della Calabria che invece ha bisogno di una politica seria. Contro D’Attorre non ho nulla – aggiunge parlando del commissario regionale – ha fatto né più né meno quello che hanno fatto quelli che lo hanno preceduto, nella compilazione delle liste prima di tutto. L’era di D’Attorre è finita”. Di D’Attorre e della situazione del congresso in Calabria non vuole parlare, invece, l’altro ospite eccellente, il consigliere regionale Demetrio Naccari Carlizzi che preferisce concentrarsi su quello che il Partito democratico deve fare per essere rappresentativo e vero punto di riferimento. “Dobbiamo lavorare sui problemi e dare risposte concrete. Noi non ci siamo stati e ancora non ci siamo. La Calabria è come una bella donna che non va dall’estetista da anni: dobbiamo mettere in campo un progetto davvero alternativo, spostando la discussione in avanti. E’ difficile – dice ancora – al Governo non siamo rappresentati, e lo dico riconoscendo il valore di Marco Minniti che farà benissimo nel ruolo che gli è stato assegnato. Mettere insieme il partito, anche come occasione per le nuove generazioni. E’ il momento”. Ad arricchire il dibattito – tra gli altri - gli interventi del sindaco di Satriano Michele Drosi, del sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, il consigliere comunale di Lamezia Terme Pino Cosentino, il segretario regionale della Uil Roberto Castagna; e ancora Pasqualino Mancuso, Elena Bova, Carlo Piroso, Chiara Macrì (che invitando a ripartire dalla democrazia interna al Pd che non c’è, ha ripreso e rafforzatp le dichiarazioni di Barca andando oltre i ‘capobastone’, parlando di ‘mandriani’) Francesco Muraca e Giuseppe Aiello.

 

 

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