Irregolarità commesse dai dirigenti del Comune secondo la relazione degli 007 della Procura

Ecco il supplente ingiustificato

Il caso Reggio

Waterfront, liquidati in commissione 31mila euro a un tecnico che non sostituiva nessuno

di ANDREANA ILLIANO - Il Quotidiano - Domenica 23 ottobre 2011

REGGIO CALABRIA. La progettazione del “Regium waterfront” presenta delle irregolarità. È quello che è scritto nella relazione degli ispettori, inviati dalla Procura,

al Comune di Reggio, dopo la denuncia formalizzata ai magistrati dal dirigente del Pd, Demetrio Naccari Carlizzi, negli anni in cui è stato sindaco Giuseppe

Scopelliti.

Il punto è il metodo usato nell’affido degli incarichi. E in questo caso specifico, con una semplice determinazione di un dirigente, si aggiunge
un membro ad una commissione, come supplente che non sostituisce nessuno.

Il paragrafo riguarda l’incarico all’architetto Giovanni Artuso e nella relazione è scritto: «È stata esaminata la documentazione relativa alla progettazione del

waterfront». Si spiega che cos’è il progetto: si tratta in pratica di un edificio culturale e per la scelta dei professionisti è stato indetto un bando di concorso

internazionale di progettazione.

Fin qui tutto regolare. Questo accadeva il 28 novembre del 2005, con la determinazione del settore programmazione e progettazione dei Lavori pubblici.
Viene stilata una graduatoria, stilata dalla commissione giudicatrice. La commissione a sua volta è stata nominata dal segretario pro tempore.

Di quella commissione facevano parte (Saverio Putortì, dirigente dell’Urbanistica, Marcello Cammera, dirigente del settore Lavori pubblici,
Franco Prampolini, professore della Mediterranea, Vincenzo Di Rosa (libero professionista segnalato dall’Ordine professionale). Il segretario della commissione è

Egidio Surace, responsabile dell’ufficio appalti, ed
è coadiuvato da Giancarlo Cutrupi.

Prampolini e De Rosa, sono indicati uno dall’Università e l’altro dall’Ordine degli ingegneri. Che cosa c’è di irregolare? «Nel provvedimento di nomina
non sono indicati i criteri di scelta operanti». Questo però è in fondo un rilievo tecnico. Gli ispettori evidenziano però che il 28 ottobre del 2008, «risultano

essere stati liquidati all’architetto Giovanni Artuso, in qualità
di componente supplente della commissione giudicatrice, che non figurava tra i
componenti nominati nella citata notadel segretario generale del 5 giugno del 2007, in cui si fa riferimento all’atto di liquidazione».

Come eda chi è statonominato Artuso? Lo dicono le carte: «L’architetto Artuso,
coordinatore dell’ufficio progetti e leggi speciali, è stato nominato, quale componente supplente - con la nota 90478 del 6 giugno del 2007 - a firma dell’ingegnere

Pasquale Crucitti».

Perché il supplente? Il riferimento è a un disciplinare di gara, che prevedeva la sostituzione di un membro effettivo con il membro supplente «previa comunicazione, da

parte di un membro supplente con il membro supplente previa comunicazione, da parte delmembro impossibilitato a partecipare alla seduta
della commissione alla stazione appaltante».

L’inghippo? È che Artuso è sempre stato supplente, ma non ha mai sostituito nessuno. E da qui la relazione degli ispettori dice: «Ad Artuso sono stati liquidati 31.172

euro per il solo fatto di essere presente ai lavori della commissione e in base alla parcellada questi prodotta, la quale nella parte descritta indica sinteticamente

l’importo delle prestazioni, senza specificare,
come esso è stato determinato».

L’importo che è al netto di 25.467 euro è lo stesso liquidato agli altri che hanno sempre partecipato ai lavori della commissione. E per gli ispettori della Procura:

«Non appare giustificata la corresponsione del compenso all’architetto Artuso e infine si rappresenta che dalla documentazione esaminata non risultava alcuna

convenzione che regolasse il rapporto tra l’ente e i professionisti».

LE REAZIONI

«Il metodo Fallara punta dell’iceberg »
Affondo di Fli. Nucara del Pri difende Scopelliti: «Attacco eccessivo»

REGGIO CALABRIA. Il caso del bilancio del Comune di Reggio, con la vicenda delle due relazioni che esaminano divide la politica. Se infatti da una parte c’è Francesco
Nucara, leader e deputato del Pri che reputa: «impropria e ingiustificata l'aggressione di cui è oggetto il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti
». Dall’altra c’è il centrosinistra e le associazioni di categoria che gridano allo scandalo.

Per i sindacati c’è la Cgil che chiede al sindaco di Reggio, Demetrio Arena di istituire un tavolo» per capire come sciogliere il nodo delle società miste che da mesi

non hanno lo stipendio e che in questi giorni protestano in più luoghi della città. Intanto il comitato “Se non ora quando” torna sul caso Fallara e afferma: «Chi

pensava che tutto fosse messo a tacere con il “suicidio” di Orsola Fallara, ha fatto male i propri conti. Non ha funzionato la strategia di trovare in
lei il capro espiatorio, l'unica cattiva in un consesso di buoni e onesti amministratori.

Non ha funzionato e non funziona, Arena: deve dirci la verità e non truccare le cifre, ma non solo. Deve prendere atto di una questione più grave. La città è di nuovo

dolente? La parola d’ordine pare sia “zittire tutti per nascondere tutto” e non dover aprire alla verità su una politica lasciata dal governo amico precedente e con

molti esponenti ancora eletti a palazzo San Giorgio».

Punta il dito sulla vicenda che in questi giorni sta interessando il Comune di Reggio anche Futuro e Libertà: «Il cosiddetto 'metodo Fallarà, che ha proliferato
nell’ambito di quel 'modello Reggiò, di cui i fatti di questi giorni mettono a nudo, purtroppo, le illegittimità e gli sperperi a fronte dei virtuosismi che venivano
pubblicizzati e utilizzati come cavalli di battaglia in varie tornate elettorali, è solo la punta di un iceberg di un fumus di illegittimità, che riguarda molti atti

decisionali di giunte e dirigenti e che pervade gran parte degli enti locali e delle regioni della nostra penisola». Lo sostiene, in una nota, il coordinatore

provinciale di Reggio Calabria di Futuro e libertà, Franco Romeo.

Nel bilancio non sono stati contabilizzati «alcuni oneri di gestione, certi, derivanti da obblighi contrattuali»
«Rendiconti irrealistici, causa di ulteriori disavanzi»

Il ruolo dei revisori dei conti nel documento
«Avrebbero dovuto interrogarsi sulla crisi di liquidità»

REGGIO CALABRIA - Nella relazione degli ispettori inviati dalla Procura per valutare la conduzione della cassa del Comune di Reggio si capisce che la crisi finanziaria

del momento è «mascherata mediante l’approvazione di rendiconti irregolari, caratterizzati dalla sovrastima dei residui attivi». Insomma è come dire, in parole meno

tecniche, si pensava di incassare una cifra che non era reale.

Insomma, negli anni anche i bilanci, sono stati parametrati su trend irrealistici dei rendiconti, e sono risultati inverosimili tanto da determinare un ulteriore

disavanzo. La situazione peggiorava dunque nel tempo e infatti gli ispettori della Procura affermano: «In più, in bilancio non sono stati contabilizzati alcuni oneri

di gestione certi, derivanti spesso da obblighi contrattuali». Un esempio? Si ipotizzano entrate ed altri oneri per i contratti con le società dell’ente.

Entrate che poi non arrivavano. Gli ispettori parlano di responsabilità e dicono: «Tali fatti sono certamente da imputare in primo luogo al responsabile del servizio

finanziario, attore primo della predisposizione di bilanci e rendiconti, ma occorre considerare anche i comportamenti di altri dirigenti che hanno attestato il

mantenimento a residuo di somme in realtà da cancellare». È come se ci fossero dei soldi già spesi che venivano invece posti come entrate, nella voce appunto

“residui”.

E gli ispettori continuano: «La maggior parte dei residui che avrebbero dovuto essere cancellati parrebbe comunque (nell’incertezza delle divisioni di alcune

competenze) dover essere attribuita allo stesso responsabile del servizio finanziario. Solo nel caso delle sanzioni amministrative», in pratica si parla delle multe

che sono “entrata fresca” per gli enti, con soldi subito in cassa; ebbene, solo in questo caso «si rinvengono consistenti importi di entrate che avrebbero dovuto

essere cancellati usando un’ordinaria diligenza.

Se ricerchiamo i comportamenti che avrebbero potuto evitare la crisi si deve tornare alle figure di controllo e, conseguentemente, all’organo di revisione contabile
». Da qui si comprende che anche i tre revisori contabili, che lavoravano durante l’amministrazione Scopelliti, hanno ricevuto l’avviso di garanzia per falso.
Che cosa avrebbero potuto fare i revisori? «Contabilizzare mutui e entrate correnti nelle partite per conto terzi; hanno mancato le motivazioni nel riaccertamento dei

residui, hanno mancato di allegare la determina di riaccertamento dei residui l’elenco dei residui attivi da mantenere per quanto concerne l’esercizio finanziario».

La crisi finanziaria c’era negli anni e gli ispettori si chiedono: «Normale diligenza avrebbe dovuto che il collegio dei revisori si fosse interrogato sulle cause

della crisi delle casse ed avesse approfondito molte tematiche trascurate, 

 

 

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