Nel salotto di Romeo

Dove fu pianificata la scalata elettorale

di GIUSEPPE BALDESSARRO

REGGIO CALABRIA

E' dura la reazione del Governatore Giuseppe Scopelliti alle dichiarazioni rese in aula, nol corso del processo "Meta", dal colonnello Valerio Giardina. L'ufficiale lo indica come parte di un gruppo di potere  «massonico-mafioso»  e  il Presidente della  Calabria passa al contrattacco affermando che le persona che  indica come suoi possibili sodali in realtà sono suoi nemici storici come dimostra l'ordinanza del Gip Baudi di Catanzaro sul famoso "Caso Reggio" Un'inchiesta svolta nel 2003 da Luigi de Magistris che fu sconfessata dai  giudici, in  gran parte prima di arrivare in aula di processo e definitivamente chiusa  dalle  conseguenti archiviazioni.

Mettendo da  parte eventuali responsabilità di natura giudiziaria, quell'indagine fotografava la campagna elettorale del 2002 e i primi mesi in cui Scopelliti divenne sindaco di Reggio Calabria per la prima volta. Le  microspie  della  Squadra Mobile riuscirono  a registrare una serie di riunioni  politiche o incontri nello studio dell'avvocato Paolo Romeo, considerato  al tempo un'eminenza grigia della politica reggina. Che Romeo avesse grandi capacità ed estimatori non è un mistero por nessuno. E nel suo studio infatti si altenrnavano personaggi di  primissimo piano, tutti di centro destra.

Quando Scopelliti dice che non era amato in quel salotto dice la verità. Non dice però che in quello stesso salotto è stata costruita una  parte importante della  sua vittoria elettorale. Si tenga conto che Scopellili vinse su Demetrio Naccari per 6 punti percentuali e che la  battaglia fino all'ultimo momento era stata incerta.

Nello studio dell'avvocato Paolo Romeo già nel  maggio  del 2002  s'incontravano esponenti di primo piano di diversi partiti. Assieme, tessevano trame politiche, disegnavano le mosse da fare e quelle da evitare. Tra gli ospiti dell'avvocato Romeo c'erano il sottosegretario alla Giustizia di An, Giuseppe Valentino, Alberto Sarra e Antonio Franco dello stesso partito (che a seguito delle elezioni sarebbero diventati, rispettivamente, assessore regionale e provinciale), Amedeo Canale, poi assessore comunale di Reggio, il presidente del Consiglio Comunale Aurelio Chizzoniti, e quello della giunta provinciale Pietro Fuda, ma anche il vice prefetto di Reggio, Giuseppe Rizzo, consiglieri comunali, imprenditori, tecnici, burocrati e tanti candidati del centro destra che con Romeo "ragionavano" o che più semplicemente, si rivolgevano a lui per un consiglio, un sostegno, un aiuto per la campagna elettorale, per una "cocciata di voti" (un pugno di voti).

Dalle interccettazioni emerge anche che esisteva una strategia precisa. Che da una parte era volta a blandire e a corteggiare i vertici politico-istituzionali, e dall'altra a tenere sotto pressione le amministrazioni comunale e provinciale che sarebbero uscite dalle urne il 26 maggio del 2002. L'obiettivo era  perseguito attraverso passaggi precisi, e, nel caso delle elezioni amministrative, il gruppo tentò di far eleggere almeno quattro consiglieri  provinciali e sei consiglieri comunali che, se anche provenivano da liste e partiti diversi, avrebbero dovuto muoversi in blocco, in maniera da rappresentare una sorta di spada di  Damocle sulla testa di Scopelliti e Fuda qualora questi non avessero accettato di dialogare col gruppo.

Politica insomma. Di Scopelliti non si fidavano, era un incapace secondo  loro al punto che ironizzando dicevano di lui che  «aveva  bisogno del  tutor per governare Reggio. Tuttavia lo sostennero, eccome.  Per raggiungere lo scopo il gruppo politico inserì i suoi candidati in alcune liste e Romeo si vantava averne  costruito di sana  pianta alcune. Al punto da chiamare, subito dopo le elezioni, i leader di Liberai Sgarbi, Forza Reggio, Patto Segni e Psdi, e proporre loro di muoversi all'unisono per ottenere il massimo dalle due amministrazioni. I quattro partiti avevano infatti complessivamente raggiunto l'8%. E sempre secondo le intercettazioni fu Antonio Franco a convincere gli uomini dell'Udeur a sostenere Scopellito (un altro 6%).

Ma si andava anche oltre. Quando alcune settimane prima delle elezioni fu inaugurata la stele dedicata a Italo Falcomatà, compianto sindaco deceduto
alcuni mesi prima, nel salotto si fece di tutto per  evitare (tramite il vice prefetto) la cerimonia e la pubblicità che ne sarebbe venuta a Naccari. Non è finita. Si arrivò anche a "consigliare"  alcuni candidati a non partecipare ai dibattiti tv, dove Naccari, dotato di una dialettica migliore, riusciva ad avere la meglio.  Alcuni dei  protagonisti di quel salotto poi. non  va scordato, ebbero incarichi di primo piano nulle giunte Scopelliti. Tra questi  Alberto Sarra che è tutt'oggi sottosegretario alla Regione nominato da Scopelliti. E' vero che l'allora candidato a sindaco non era stimato.

E' vero anche però che senza quel gruppo di esponenti polltici  non .sarebbe stato eletto. Almeno questo è quello che dicono loro stessi nelle intercettazioni.

 

 

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