Noi riusciamo a spendere i fondi comunitari, mentre il governo Berlusconi ce li vorrebbe togliere

Si pensi a cosa la Calabria è riuscita a strappare a Roma e alla Lega Nord

 ‘’Confidando nel fatto che la contabilità pubblica è una disciplina conosciuta agli esperti del settore e sconosciuta ai più, da tempo e per soli fini strumentali, taluni cercano di far passare nell’immaginario collettivo una equazione tra patto di stabilità e solidità del bilancio”, così l’assessore regionale al  Bilancio Demetrio Naccari desidera chiudere ogni ulteriore polemica sui conti dell’ente Regione e sui parametri del patto di Stabilità.

Qualche precisazione è però d’obbligo. “Il patto di stabilità non è altro invece che l’imposizione agli enti pubblici di un limite quantitativo di spesa, che nulla ha a che fare con l’equilibrio tra entrate e uscite che, come è noto, è sempre obbligatorio.

Il Patto ancora non rivela né un parametro di virtuosità né di solidità dei bilanci. E’ infatti noto che tra gli enti che rispettano il patto di stabilità, accanto alle amministrazioni del Nord che hanno una spesa stabile nel tempo in quanto non beneficiano di fondi europei per l’Obiettivo Convergenza, figurano certamente quelli che hanno recentemente dichiarato dissesto (gli esempi dei Comuni di Taranto e Catania sono i più calzanti) o quelli che non hanno risorse e conseguentemente non spendono per essere fortemente indebitati, o prossimi al dissesto come il Comune di Reggio Calabria.

Le regioni del Sud invece beneficiano di ingenti fondi strutturali, che per la sola Calabria ammontano a 12 miliardi di euro, la cui spesa è chiaramente finalizzata ad aumentare il limite ,del passato indipendentemente dal Patto. E’ per questo che la Conferenza delle Regioni Italiane ha chiesto più volte all’unanimità al Governo di non conteggiare i fondi europei per lo sviluppo ai fini del conteggio del Patto. Infatti, il tetto di spesa imposto dal patto di stabilità prende a parametro la spesa dell’anno 2005.

E’ poi evidente perché il governo nazionale abbia fissato regole cosi penalizzanti per le regioni del sud: tutti sanno che in Italia le uniche risorse disponibili sono quelle rapinate al Meridione (sono stati tagliati alle regioni meridionali 26 miliardi di euro, secondo quanto riportano i dati del CNEL) con cui negli ultimi anni è stata attivato il piano anticrisi per salvare l’apparato industriale della ‘Padania’, con cui si è finanziata la cassa integrazione in deroga per le imprese, in gran maggioranza insediate al settentrione, con cui si è avviata la ricostruzione dell’Abruzzo e persino si sono pagate le multe delle quote latte (quasi due miliardi dalle nostre tasche) per esentare i poveri (!) allevatori padani.

Quello che è veramente bizzarro è che mentre le Regioni del Sud ricorrono alla Corte costituzionale e al Tar del Lazio contro i parametri del Patto, mentre la Conferenza delle Regioni all’unanimità chiede al governo nazionale ed al parlamento di modificare i criteri del patto, che si assumono non equi e penalizzanti per il meridione, in tutto questo chi scrive le note per il  Partito della Libertà, in Calabria, per una mera e faziosa lotta di schieramento, tradisce le ragioni del Sud e finge di non sapere tutto ciò.

Fingono i ‘ghost writer’ (scrittori fantasma, gli occulti organizzatori delle campagne mediatiche) del candidato di destra Scopelliti di non sapere che è un equilibrio delicato il patto di stabilità, fingono di non sapere che il rischio è quello di perdere quei fondi europei che servono a creare il futuro per questa terra. In concorso con il governo Berlusconi che vuole che noi non li spendiamo per rubarceli, lo schieramento di centrodestra sostiene un autentico assalto alla ragione.

Noi li deluderemo perché siamo riusciti ad aumentare la spesa comunitaria (tradotto: a usare più fondi comunitari) ed a fare tagli alle spese comprimibili e quindi contiamo che, alla fine delle procedure di calcolo del patto, tra pochi giorni potremo certificare la permanenza dentro il patto, senza regalare risorse al Nord che invece spenderemo per i calabresi. Scopelliti si ricordi delle percentuali ridicole di spesa dei fondi europei realizzate dalla Regione quando lui era ben saldo al governo con Nisticò e l’ex presidente Chiaravalloti dal 1995 al 2003, e sforzi la memoria sulle scelte sbagliateeffettuate  sino al 2005: fatto questo, gli rimarrebbe solo un ultimo passo.

Chiedere scusa, ora per allora, ai calabresi, perché noi stiamo recuperando dai disastri del passato.

 

 

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