Federalismo, Regioni a rischio

Bilancio dell'ente ingessato, occorre recuperare 250 milioni

L'Assessore regionale Demetrio Naccari mette in guardia: «I conti potrebbero non tornare" Federalismo, Regioni a rischio Bilancio dell'ente ingessato, occorre recuperare 250 milioni.

Da oltre un anno, Demetrio Naccari Carlizzi ha in mano la "cassa" della Regione e non ha dubbi che il disegno di legge sul Federalismo appena passato al Senato «presenta grossi rischi per le Regioni del Sud già pesantemente colpite dalle ultime scelte del Governo Berlusconi».

Assessore perché è allarmato? «Per i bilanci regionali questa riforma si tradurrà più che in un aumento di autonomia impositiva, come vorrebbero far credere gli esponenti della maggioranza, in un obbligo di variazioni, di nuovi vincoli e nuove spese che purtroppo questo Governo non ha neanche voluto quantificare. Tuttavia, basta fare una breve analisi dei diversi studi condotti sulle versioni del disegno di legge che nel corso dell'anno si sono susseguite, per comprendere che nonostante i costi del federalismo siano ignoti, come sostenuto dal Ministro Tremonti, non è poi così difficile fare una distribuzione geografica delle conseguenze della riforma».

Quali conseguenze? «L'applicazione del meccanismo di perequazione della capacità fiscale provocherebbe una diversa redistribuzione interregionale della spesa in diversi settori: dall'agricoltura al turismo alle attività produttive. Questa nuova redistribuzione vedrebbe ovviamente una forte diminuzione della spesa del Sud a vantaggio delle Regioni del Centro Nord».

Lei intravede il rischio di due ltalie... «I fautori del federalismo fiscale alla. lombarda non hanno mai nascosto l'intenzione di partire da questo primo passo per arrivare alla realizzazione del federalismo politico. E queste mire secessiomste si palesano già da alcuni meccanismi messi in campo dal federalismo fiscale, in particolare gli interventi di modifica del funzionamento dell'Irpef».

Come potrebbe cambiare? «Fino ad oggi spetterebbe a questo tributo il compito di garantire la progressività e l'equità orizzontale, rendendo cioè uguale il ricco del Nord a quello del Sud. Con l'introduzione della riserva di aliquota, prevista dal disegno di legge, le Regioni acquisiscono la possibilità di introdurre variazioni, deduzioni e detrazioni, mettendo fine ad un pilastro del sistema tributario nazionale».

Quindi lei boccia in toto lo riforma? «Di fronte a queste valutazioni, diviene difficile condividere una Riforma che potrebbe marcare in modo definitivo la divaricazione tra Nord e Sud, legittimando una differenza di diritti e opportunità tra chi abita nell'una o nell'altra area del Paese, e a poco valgono le rassicurazioni di chi come il ministro Fitto garantisce la realizzazione di un federalismo equilibrato senza però riuscire a dimostrarlo con i numeri.

E per questo che ho molto apprezzato la scelta del senatore Franco Bruno di votare contro questo disegno di legge, nonostante la scelta del PD di astenersi, facendo in questo modo sentire la voce di un Mezzogiorno troppo spesso rimasto silente. Si è trattato davvero di una scelta coraggiosa e realmente responsabile nei confronti del proprio territorio, che spero possa essere un esempio per chi dovrà esprimere il proprio parere nel futuro passaggio alla Camera dei deputati».

Dicono che questa riforma ha molti lati positivi per il Sud «Avevano detto che serviva puntare alla responsabilità degli amministratori locali e scopriamo che per dare il buon esempio non c'è niente di meglio che applicare dal livello nazionale l'art. 119 del la Costituzione in assenza, dei dati finanziari. E' veramente emblematico e demotivante assistere ad una riforma che si fonda sull'ignoranza dei punti di partenza e dei costi di arrivo e che su di essa il capogruppo del PD, nata per caso a Catania, si lasci ringraziare da Bossi per aver votato un'astensione al buio. Un chiaro tentativo di chiamata di correo a futura memoria del Sud».

Assessore passiamo al bilancio della Regione, lei pochi giorni fa ha fatto una relazione. «A legislazione vigente mancano al fabbisogno storicizzato 250 milioni di euro. E' possibile realisticamente reperirne altri 80 con un ulteriore definanziamento dei fondi perenti. I 170 milioni mancanti devono derivare da riforme strutturali della spesa o finanziando parte della spesa con risorse eleggibili (nazionali o comunitarie)».

Come pensa di venirne fuori? «Nel 2009 abbiamo di fronte una grande opportunità: utilizzare le risorse presenti nel bilancio regionale  pari a 6,3 miliardi dieuro, più un miliardo di nuova competenza 2009 per il Por e il Fas. Poi fare un maggiore azione di controllo sulle entrate tributarie e l'evasione fiscale.Valorizzazione del patrimonio immobiliare tramite una sana, efficace ed efficiente gestione del. patrimonio pubblico definendo un piano di utilizzo e riqualificazione dei beni e razionallzzando la spesa e l'ubicazioni degli uffici regionali territoriali».

Ma il problema è la spesa che cresce sempre di più  «Occorre fare scelte strategiche razionalizzando il settore della forestazione e abbandonando la logica della "pressione" sulle poche risorse regionali concentrando l'attenzione sulle ben più corpose risorse comunitarie e nazionali. E poi bisogna rendere più efficiente la burocrazia regionale» 

Quotidiano della Calabria del 26.01.09 Adriano Mollo Catanzaro

 

 

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