Naccari (Margherita) parla del convegno odierno della sinistra sulla città di domani

L'Ulivo deve aprirsi alla società

«Serve la costruzione di un fronte allargato alle realtà non partitiche»

Tonio Licordari - Gazzetta del Sud - Reggio Calabria, 31.10.2002

La sinistra muove. Oggi pomeriggio al Dopolavoro ferroviario (sala Tartaruga) è previsto un dibattito sul tema «La città di domani: il lavoro, lo sviluppo, il futuro. Un progetto per Reggio».

L'iniziativa è della Cgil, il cui segretario provinciale Nino Costantino ha da tempo avviato un dibattito nell'ambito delle forze di minoranza di centrosinistra per la costruzione di un piano alternativo al centrodestra.

Il percorso indicato da Costantino trova d'accordo sino ad un certo punto il partito più grande della sinistra (Ds), che è per un discorso più allargato e che mira alla costruzione di una forza di sinistra riformista nell'ambito del progetto complessivo dell'Ulivo.

Sentiremo oggi comunque le opinioni di Pino Caminiti (Ds), Anna Nucera (Rifondazione comunista), Enzo Infantino (Pdci), Ercole Nucera (Sdi) e dei sindacalisti della Cgil Costantino e Sandro Vitale. Secondo il percorso disegnato da Costantino in una nuova fase il dibattito sarà allargato all'area del centrosinistra.

Demetrio Naccari, capo dell'opposizione a Palazzo San Giorgio, esponente di primo piano della Margherita, commenta così l'iniziativa della Cgil: «In luglio con i gruppi consiliari del centrosinistra avevamo discusso sull'utilità di un incontro aperto a tutta la città che servisse a fare un punto sulle prospettive di Reggio. Volevamo riprendere in sostanza l'idea, su cui avevamo già iniziato a lavorare alla fine del penultimo mandato di Italo Falcomatà, degli stati generali della città e del concetto del governo condiviso.

Il problema vero è quello della coesione e del controllo sociale in città evidenziato ancora di più in questi mesi da iniziative spesso estemporanee di sigle di facciata che vorrebbero parlare a nome della società civile ma nascondono invece tentativi di strumentalizzazione della vecchia politica».

Si riferisce alla cosiddetta “provocazione” di Costantino?

«Non in particolare. Della iniziativa di Costantino apprezzo il titolo “città di domani” che è lo slogan delle mie ultime due campagne elettorali ripreso, come riportò a suo tempo la “Gazzetta”, dal discorso di ringraziamento di Italo fatto a piazza Duomo. Per il resto ritengo l'iniziativa del segretario della Cgil una fuga in avanti che oltre tutto rischia di essere riduttiva rispetto all'esigenza di stimolo alla partecipazione politica in città e rispetto ai fermenti e alle potenzialità della società civile reggina. Per intenderci: un tavolo prima della sinistra e poi della Margherita, ma pure un tavolo immediatamente unitario non è altro che la riproposizione del solito confronto tra i partiti».

Ma questo vuole essere un suo pregiudizio verso la Cgil?

«Assolutamente no. Tanto è vero che ho partecipato allo sciopero del 18 ottobre, pur auspicando che si possa ritrovare al più presto l'unità sindacale per difendere gli interessi dei lavoratori. Io parlo invece di un'alternativa che è un progetto culturale che nasce dal basso, dalla testa della gente, da una coscienza della comunità che ad oggi è mancata ma che serve per impedire che la politica in città sia condizionata da gruppi che si spostano a seconda degli interessi di pochi».

Che ruolo potrà avere la Cgil?

«La Cgil è una forza autorevole che ha necessariamente un ruolo da giocare in un'azione veramente utile e corale. Deve però svolgere questo suo ruolo su tutti i tavoli sindacali (comunale, provinciale, regionale). Sono convinto che così facendo potrà dare un prezioso contributo alla costruzione di un progetto veramente nuovo a Reggio».

Quali potrebbero essere i punti essenziali di un percorso efficace?

«Innanzitutto la chiarezza delle posizioni perché esiste un trasversalismo inaccettabile che toglie credibilità alla politica ed efficacia all'azione dei governi e delle opposizioni. Basta, su questo, guardare alla Regione Calabria. Una cosa è dare un contributo alla crescita della città nelle sedi opportune (Commissioni e Consiglio) e nel rispetto dei ruoli, altra cosa è concordare le scelte di bottega e, quindi, condizionarsi in una “melassa” indigeribile che ha solo lo scopo di gestire il sottopotere.

Il secondo elemento è quello di proporre idee e competenze che rappresentino un'alternativa culturale credibile alle forze di centrodestra che al momento governano. Penso a proposte sulla mai risolta questione meridionale, aggravata da questa finanziaria. Ma anche ad un progetto moderno della nostra regione. Penso ad un'azione di contrasto alla criminalità che non sia superficiale o di facciata. Noi abbiamo lasciato nell'amministrazione un programma e un filo che chiariva un'idea efficace di guida delle trasformazione della città».

A proposito: a giorni si apre lo svincolo di Arghillà, opera che appartiene al Giunta Falcomatà, come ha riconosciuto lo stesso sindaco.

«Il disegno per fare uscire Arghillà dall'isolamento ormai è nelle mani della burocrazia, non serve più alcun input politico. Come dimenticare che in questi anni abbiamo deliberato tante opere che proprio in questo quartiere stanno vedendo la luce: la scuola materna, il mercato dei prodotti tipici, la palestra, il centro polifunzionale dei servizi, Ecolandia, la realizzazione del metano. Lo svincolo è una di queste opere, in parte già realizzate.

L'attuale amministrazione potrà giovarsi di tantissime iniziative già decise come per esempio dimostra l'ultima giunta nella quale sono stati approvati progetti definitivi o assunzioni di mutui per sedici opere pubbliche del nostro programma».


In pratica che cosa suggerisce al centrosinistra?

«Io non mai sottovalutato il senso e il valore di due elementi nell'azione politica: il primo una coesione ed una compattezza del fronte dei partiti, la cui mancanza è stata la causa della sconfitta a Reggio Calabria come dimostrano i numeri; il secondo è l'alto valore, per me insostituibile, del contributo del vasto ambito delle organizzazioni non partitiche, delle forze sociali, delle associazioni, dei singoli che decidono di partecipare alla costruzione delle scelte e delle posizioni. L'obiettivo deve essere quello di riuscire a valorizzare queste diversità e non quello di costruire un fronte solo sulla carta».

 

RC 31 10 2002

Pubblicato il 28/02/2005

 

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