L'opposizione va all'attacco

«Vogliamo il rispetto della legge che non può essere calpestata»

Reggio Calabria, 04.08.2002

Comune / Conferenza stampa del centrosinistra che evidenzia i limiti della maggioranza

Piero Gaeta

Un torrente in piena. Il centrosinistra rompe gli argini e alza la voce. Ha scelto di farlo ieri mattina «perché è giunto il momento di far sentire le nostre ragioni – ha detto il leader dell'opposizione a Palazzo San Giorgio, Demetrio Naccari – che poi sono le ragioni dei cittadini. Noi vogliamo il rispetto delle norme e vogliamo che la legge venga rispettata anche all'interno del Consiglio comunale».

L'attacco è duro, diretto, senza fronzoli e senza tanti preamboli. Demetrio Naccari parla con la consueta pacatezza e va subito al nocciolo della questione: «Venerdì siamo usciti dall'aula perché non volevamo porre in essere comportamenti che potevano essere penalmente rilevanti. L'incandidabilità di uno dei consiglieri è una questione preliminare che non può essere sottaciuta, perché riguarda la funzionalità del Consiglio.

Essendoci un consigliere incandidabile, come dice la Prefettura, l'attuale Consiglio è un organo imperfetto e dunque incapace di produrre atti validi. Il succo della questione è tutto qui: lo scorso tre luglio la Prefettura ha scritto al Comune chiedendo al Consiglio di applicare la legge e la maggioranza non vuole stare a sentire». Il centrosinistra, dunque, si schiera dalla parte della legge. E poi si pone delle domande.

Chiede Francesco Gangemi: «Nell'ultimo consiglio li abbiamo lasciati soli a discutere ma non l'hanno fatto. Perché? Poi, bontà loro, ci hanno eletto pure un vicepresidente e un questore. Ma dove vogliono andare agendo in tal modo?».

Incalza il diessino Rocco Albanese: «Il Consiglio non può pagare la guerra in corso tra i partiti di maggioranza. Il centrodestra ha eletto solo il presidente e l'ufficio di presidenza e poi si è fermato. Perché hanno lasciato sospeso il punto più delicato? A memoria non ricordo episodi così gravi. Non c'è correttezza politica».

Continua il neoeletto “vicepresidente” del Consiglio, Giovanni Gatto: «Non credo che mi debba dimettere dalla carica che mi ha gentilmente offerto la maggioranza semplicemente perché riteniamo che loro abbiamo prodotto un atto nullo. Chiaro che, se invece fosse valido, non consentiremmo certo alla maggioranza di apparecchiare in casa nostra».

Sintonizzato sulla stessa lunghezza d'onda anche Nuccio Barillà: «In questi casi non si può fare a meno di affermare dura lex sed lex . È chiaro che si tratta di una situazione antipatica per una disavventura toccata ad un collega consigliere. Credo che si possa definire una questione “metapolitica”. Avevano cercato una accordo per risolvere la questione in modo discreto per far rispettare anche al Consiglio regole e leggi.

Siamo francamente preoccupati da questo atteggiamento leggero e disinvolto della maggioranza. Anche perché credo che sia una bella provocazione il fatto che la maggioranza abbia eletto il nostro vicepresidente e il nostro questore».

Scettico anche Franco Le Pera (Uniti per la città): «Non completare l'odg è stato un chiaro sintomo di imbarazzo». E ancora Nino De Gaetano (Prc): «L'arroganza della maggioranza è senza precedenti. La legge viene scavalcata solo perché i gruppi di maggioranza hanno trovato l'accordo per eleggere il presidente dell'assemblea.

Noi siamo usciti dall'aula, ma è chiaro che non possiamo rinunciare al ruolo di opposizione che ci hanno affidato gli elettori. Il nostro auspicio è quello di poter rendere agibile al più presto il Consiglio e incalzare la maggioranza dai nostri banchi».

E anche Demetrio Naccari mostra un atteggiamento responsabile: «Noi vogliamo che la città sappia che stiamo facendo per intero il nostro dovere ma non possiamo commettere atti contrari alla legge. Non possiamo rinunciare al nostro ruolo e al diritto-dovere di fare opposizione.

Per questo motivo ci piacerebbe molto la possibilità di convocare un Consiglio dove al primo punto si possa discutere della questione sollevata dalla Prefettura». «Avremmo mille cose da dire ancora – ha evidenziato Naccari – su molte delibere che sono state adottate dall'attuale giunta, ma per oggi vogliamo fermarci a questa pregiudiziale che non può essere evitata e riguarda anche lo stile della maggioranza.

Non dimenticate che c'è stato un precedente recente a Palmi, dove il sindaco non aveva i requisti per essere candidato, il Consiglio ha convalidato la sua elezione ed è stato sciolto. Bisogna fare le dovute proporzioni, perché è chiaro che il caso del sindaco è diverso da quello di un consigliere ma ciò deve indurre alla riflessione». E a proposito delle cose “anomale” che stanno accadendo a Palazzo San Giorgio, Massimo Canale (Pdci) ha anche sottolineato nuovamente il caso-Adornato.

«Oltre alla questione delle cause ostativa alla candidabilità di un consigliere della maggioranza – ha detto l'avv. Canale – c'è anche il caso del magistrato-assessore. Io l'ho sollevato in maniera seria ma non ho ricevuto risposte serie. Anzi, devo sottolineare la scorrettezza del sindaco Scopelliti, il quale prima ha risposto sui giornali con un comunicato siglato il Comune e poi lo stesso comunicato, questa volta firmato da lui, l'ha fatto recapitare a me».

«Tuttavia, al di là delle questioni di stile – ha continuato Canale – resta la questione di fondo che ha spinto la sezione reggina dell'Associazione nazionale magistrati a intervenire con una nota sottoscritta dal procuratore Vincenzo Lombardo (il capo della Procura di Palmi dove lavora come sostituto Adornato, ndr.).

La risposta del sottosegretario Valentino è allarmante, perché ha tirato in ballo un magistrato di Napoli che, quando collaborò con la giunta-Bassolino, si pose fuori ruolo e poi andò a Campobasso in un altro distretto di Corte d'Appello». «Ma tutto questo – ha concluso Canale – è indice di quanto la maggioranza sia rispettosa della legge. E a noi piacerebbe solo che la legge possa tornare davvero ad essere uguale per tutti. Chiediamo troppo?».

 

RC 04 08 2002

Pubblicato il 28/02/2005

 

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