Città metropolitana, laboratorio Reggio

Iniziativa della fondazione "Prepare4change" sulla futura trasformazione del capoluogo calabrese

pubblicato su [] il 18/06/2015

REGGIO CALABRIA È tutto centrato sulla sfida neanche troppo futura, ma immediata della città metropolitana, l'incontro voluto dalla fondazione "Prepare4change" che ha nell'ex consigliere regionale Demetrio Naccari l'ideatore. Un appuntamento che ha riunito attorno al tavolo esperti di fama nazionale e internazionale chiamati a dare il proprio contributo teorico e non solo alla costruzione del nuovo modello di città. Una struttura introdotta da una modificazione normativa che stravolge l'architettura istituzionale degli enti locali, ma deve essere ancora riempita di contenuti. Ad oggi, la ricetta per costruire una realtà politica, sociale, economica, architettonica ed infrastrutturale così complessa non c'è e proprio Reggio – almeno, questa è l'intenzione manifesta dell'incontro – vuole ritagliarsi un ruolo da avanguardia nella definizione dei futuri assetti. Un compito non facile per una città attanagliata da problemi diversi – e non solo economici – ma cui non sembra volersi sottrarre.

 

 

«PARTA DA REGGIO LA RIFLESSIONE SULLE CITTÀ METROPOLITANE»
Lo assicura il sindaco, Giuseppe Falcomatà, lo confermano il suo consigliere delegato alla città metropolitana Riccardo Mauro, e il suo assessore alle Politiche sociali, Giuseppe Marino. Forte forse anche di quanto per mesi promesso nel corso di una campagna elettorale che ha avuto nel «ripristino del diritto alla bellezza» uno dei suoi cavalli di battaglia, Falcomatà rivendica un «contributo da Sud, da Reggio come da altre città del Sud» al dibattito sulle città metropolitane, da tempo – assicura – al centro delle preoccupazioni dell'amministrazione. «In città c'è la concreta esigenza di azioni forti per programmare il futuro, prima fra tutte quella di ripensare all'ambiente in cui viviamo, riconsiderarlo in ottica di costruzione e costituzione della città metropolitana perché lo status di cittadino metropolitano comporta una rivoluzione, le città metropolitane tolgono l'idea che possa esistere una periferia».

Per questo dice il primo cittadino «va creata un'identità culturale, architettonica, urbanistica, paesaggistica, e attorno a questa identità vogliamo rendere l'istituzione della città metropolitana come una sperimentazione che possa coinvolgere non solo la politica ma anche le esperienze positive che ci sono in città e non solo».

Un processo che nasca dal basso, metta a regime tutte le potenzialità del territorio e punti al «recupero dell'ambiente circostanze e della qualità della vita dell'ambiente in cui si abita». Un percorso non breve e non semplice – ammette il sindaco – ma cui sembra guardare con ottimismo anche il presidente Ordine degli Architetti di Reggio Calabria, Paolo Malara, per il quale la città «sta dimostrando di avere tanta voglia di riprendere un cammino verso il futuro». Un futuro che gli architetti reggini – assicura – vogliono contribuire a costruire a partire dalle riflessioni già in corso di elaborazione in seminari, convegni e studi. «Dobbiamo partire da ciò che siamo, dai nostri problemi, dalla capacità di affrontarli in maniera nuova, positiva – dice Malara – per dare un lavoro alla gente, fermando l'emigrazione giovanile».

 

 

SFIDA O OPPORTUNITÀ?
Proprio la trasformazione della sfida per costruzione della città metropolitana in opportunità e risorsa di evoluzione sembra essere la chiave degli interventi dei relatori chiamati ad animare il dibattito, il giuslavorista dell'Università di Catanzaro Antonio Viscomi, Diego Teloni, direttore della fondazione Giacomo Brodolini ed esperto internazionale di innovazione sociale, il filoso e teologo Domenico Coccolino, e l'archistar internazionale Mario Cucinella, "padre" di Sino Italian Ecological Building (Sieeb) a Pechino e il Centre for Sustainable Energy Technologies a Ningbo (Cina). Da loro sono arrivati quei contributi, ascoltati con attenzione dal sindaco falcomatà, che la Fondazione "Prepare4Change" vorrebbe come tracce del lavoro futuro, necessario anche per completare i «buchi» del passato, diventate lacune nel presente. In quest'ottica, spiega Viscomi, la città metropolitana è l'occasione per completare «l'insufficiente architettura dello Stato anche in chiave di federalismo democratico», a partire da un approccio fondato su quattro punti cardine. Primo, spiega il noto giuslavorista – «non si può affrontare un problema per volta ma inserito in un quadro generale.

È necessario un approccio integrato per evitare che i problemi cadano addosso come macigni». Secondo, «bisogna ricordare che le comunità locali esistono solo se esistono servizi, ma oggi molte non sono in grado di erogarli». Per questo, continua Viscomi, la costruzione della città metropolitana potrebbe essere occasione per rompere l'equazione «comunità locale=amministrazione locale», promuovendo delle reti di piccole realtà amministrative. Terzo, «la pubblica amministrazione deve diventare funzione», nella misura in cui deve essere professionalizzata in modo tale da rendere un servizio ottimale ai cittadini, perché «bisogna dare conto non solo alla Corte dei conti ma anche alle città». Quarto ma non meno importante punto per il docente radica nella necessità di promuovere tali processi attraverso processi decisionali partecipativi. «Le pubbliche amministrazioni – conclude - hanno funzione di applicazione costituzionale, dell'articolo tre della Costituzione che vede lo Stato impegnato anche nel realizzare condizioni di eguaglianza per i cittadini, per questo parlando di pubblica amministrazione è necessario parlare di servizio, professionalità ed etica».

 

 

FUCINA DEL FUTURO
Una maggiore eguaglianza che probabilmente potrebbe divenire l'obiettivo di un'amministrazione in grado – e come tale auspicata da Teloni, di superare le crescenti sacche di ineguaglianza che l'evoluzione del mondo del lavoro ha creato nelle realtà sociali. Una situazione che – stando ai trend mostrati, grafici alla mano – tende al peggioramento, soprattutto in un Paese come l'Italia, che da decenni ha visto tanto lo Stato come le imprese, rinunciare a formazione e innovazione, uniche variabili in grado di invertire la tendenza. La tecnica – ammonisce tuttavia Coccolino – non può esaurire il progetto futuro di città metropolitana, perché «la realtà è una totalità relazionata, per cui toccare un elemento significa toccarne molti. Imporre agli oggetti il proprio potere è forzare la loro naturalezza e non so se questo possa dare bellezza o elementi virtuosi». Per questo spiega il teologo, citando larghi passi dell'ultima enciclica papale, anche la bellezza deve essere un architrave del nuovo progetto istituzionale.

 

CATTIVI EREDI
Tutti temi riassunti nell'intervento conclusivo dell'architetto Cucinella, che proprio sul necessario rispetto della sostenibilità degli ambienti urbani ha fondato tutta la sua – brillante – carriera «perché non ha senso costruire degli edifici in cui non si sta bene», spiega ricordando che «noi abbiamo un asset molto importante che è quella del Made in Italy, che viene dal passato, da quanto di bello è stato fatto in questo Paese. Eppure noi uomini di questo tempo non stiamo lasciando questa eredità di bellezza che abbiamo ricevuto». Il risultato della modernità che ha messo da parte il rapporto con la natura presumendo che l'uomo potesse governarla – dice Cucinella – «è il prezzo altissimo che stiamo pagando dal punto di vista ambientale, della salubrità, dei cambiamenti climatici». Oggi – spiega – riflettere sulla città metropolitana significa «riportare al centro del dibattito non l'uomo leonardiano, ma il rapporto dell'uomo con la natura. Il tema della città metropolitana è un momento di riconciliazione fra gli uomini che hanno modificato il paesaggio e il paesaggio che ne ha pagato le conseguenze. Questo significa avere coraggio, significa anche demolire, ritornare al quo ante». Anche perché nel disegnare una città «c'è una responsabilità etica, perché l'ambiente costruito non è un ambiente di design, va condiviso».

 

REGGIO, LABORATORIO DI FUTURO?
Una sfida ancora più attuale e frustrante a Reggio «Bosforo mediterraneo, luogo di scambio naturale e di stravolgimento di prospettive, isola per chi si affaccia dalle sue coste, Europa per chi la guarda dalla Sicilia», ma inevitabilmente anche grande occasione mancata. «La frustrazione guardandosi attorno qui a Reggio è di non aver costruito e lasciato nulla di bello. Nel disegnare il futuro del territorio, è necessario definire non solo i metri cubi di cemento, ma anche quanta bellezza vogliamo costruire, quanto paesaggio vogliamo ripristinare», sottolinea Cucinella che infine conclude: «La città - diceva il sindaco di Nantes - si fa con gli altri. Le idee sulla città vengono dalle idee e dalle necessità della sua gente. Il sindaco abbia il coraggio di affrontare questo problema con strumenti nuovi. Città come Reggio devono diventare un centro di riflessione anche su quelli che potremmo definire "piani di felicità", che significa un piano di sostenibilità, di bellezza, di relazioni». Una sfida tutta aperta per la città calabrese dello Stretto, che per adesso però si limita ad attendere che qualcuno – con matite, delibere, ma soprattutto con coraggio – ne tracci la strada futura.

 

 

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